Come suddividere le quote societarie di una startup
Dividere le quote societarie di una startup significa attribuire una percentuale di proprietà dell’azienda a ciascun co-founder.
Questa attività è talmente importante e delicata che se fatta male rischia di essere causa di conflitti interni, portando, nel peggiore dei casi, la startup al fallimento.
In questo articolo vedrai i principali metodi di divisione delle quote societarie, gli strumenti utili per farlo e gli errori da evitare.
Iniziamo subito.
Indice dei contenuti
Come si dividono le quote societarie di una startup
Ma quindi come si dividono le quote tra i fondatori?
Il metodo più semplice ed intuitivo è quello della divisione equa tra i fondatori.
Questo metodo è senza dubbio il più imparziale e con cui si evita ogni tipologia di conflitto interno.
Dividere equamente le quote della startup con il tuo cofondatore rafforzerà il vostro rapporto.
Cosa da non sottovalutare dal momento che sarà la persona con cui probabilmente trascorrerai la maggior parte del tempo.
Decidere come dividere le quote di una startup può essere anche utile per determinare il valore della startup stessa, ma non solo.
Iniziare a discutere con il tuo co-founder sulla ripartizione delle quote societarie potrebbe far emergere il tema della percentuale di quote da dare a futuri investitori.
Infatti se in futuro dovessi decidere di ricorrere all’Equity Crowdfunding per finanziare il tuo progetto è bene stabilire un tetto massimo di quote da concedere agli investitori.
Come vedremo meglio all’interno di questo articolo, puoi farlo redigendo una documentazione ad hoc per tutelarti.
Inoltre spesso capita di trovare un co-founder in una fase più inoltrata del ciclo di vita della startup, magari una volta che è stato fatto il bootstrapping.
In questi casi, come ripartire le quote della startup nel modo più imparziale possibile?
Noi consigliamo di prendere in considerazione 3 elementi chiave:
- Chi si impegna di più;
- Chi ha più esperienza imprenditoriale;
- Chi investe di più.
Vediamoli meglio.
Dividere le quote in base al contributo di tempo
Risulta ovvio che colui/colei che dedica la maggior parte del proprio tempo al progetto, merita di ricevere una quota societaria più corposa.
Infatti non tutti i fondatori dedicano la maggior parte del loro tempo alla startup.
Molti hanno un lavoro primario che gli permette di mantenersi e lavorano alla startup solamente qualche ora alla settimana.
Mentre ci potrebbe essere un co-founder che si dedica al progetto a tempo pieno.
In questi casi il nostro consiglio è quello di stabilire tramite un accordo scritto come e quanto premiare chi si impegna di più.
Inoltre è anche bene chiarire cosa accade alla quota nel momento in cui un fondatore decida di dimettersi (ma questo lo vedremo meglio più avanti).
Passiamo ora al secondo criterio di ripartizione delle quote.
Dividere le quote in base all’esperienza
Come anticipavamo prima, può capitare che uno dei founder abbia avviato la startup da solo e che successivamente si siano aggiunti altri soci.
Oppure che uno dei founder abbia già dell’esperienza imprenditoriale alle spalle.
In questi casi tale soggetto porterà un grande valore aggiunto alla startup in quanto avrà già effettuato:
- Una validazione dell’idea;
- La creazione di un MVP;
- Un processo di fundraising.
Ma la risorsa più preziosa che possono portare alla startup queste persone è la loro rete di conoscenze.
In assenza di una persona con tali risorse, gli altri founder dovrebbero iniziare a fare networking ed impiegherebbero molto più tempo per stringere collaborazioni e trovare investitori.
Per questo motivo ai fondatori con maggiori esperienze imprenditoriali alle spalle spetterebbero quote più alte.
Andiamo ora a vedere l’ultimo elemento chiave.
Dividere le quote in base al valore economico
Infine bisogna prestare particolare attenzione al valore economico portato alla startup da ciascun fondatore.
Se è vero che nelle startup ciò che conta è l’esecuzione, è anche vero che una startup non può creare nessun valore senza finanziamenti.
Al founder che investe grandi capitali nella startup quindi spettano maggiori quote societarie della startup.
Ma come applicare questi criteri in modo equo e imparziale?
Noi ti consigliamo di usare il metodo Demmler.
Vediamo meglio di cosa si tratta.
Dividere le quote della start up col metodo Demmler
Il Metodo Demmler consiste in una formula che serve per calcolare la percentuale di quote societarie che spettano a ciascun co-founder.
Appare in questo modo.
La prima cosa che bisogna fare nell’utilizzo di questo strumento è determinare l’importanza dei fattori a cui contribuisce ogni socio.
I fattori a cui ci riferiamo sono:
- Idea della startup;
- Business Plan;
- Esperienza nel settore;
- Rischio e impegno;
- Responsabilità.
A questi bisogna dare un peso da 1 a 10, maggiore sarà il punteggio più sarà rilevante quella risorsa per la tua startup.
Ecco un esempio pratico.
A questo punto si passa a valutare con una scala da 0 a 10 il contributo di ogni co-founder relativo a ciascun fattore.
Infine non ti resta che moltiplicare il punteggio di ogni founder con il peso del fattore per poi sommare i totali.
In questo modo avrai la percentuale di quote della startup che spetta ad ogni co-founder.
Sarà simile a questo.
Se vuoi il template del metodo Demmler puoi scaricarlo dal bottone qui sotto.
Nel caso in cui questo metodo per suddividere le quote di una startup non ti convincesse abbiamo selezionato una serie di strumenti alternativi per farlo.
Strumenti per suddividere le quote di una startup
Se vuoi degli strumenti per suddividere le quote della startup semplici e pronti all’uso noi ti consigliamo questi 3:
- Foundrs, ti basterà riempire il form e vedere come vengono suddivise le quote;
- Slicing Pie, uno strumento molto completo che permette di gestire le quote ed i contratti ad esse connessi;
- Co-founder Equity Split di Gust.com, dovrai rispondere a delle domande che permetteranno al software di dividere equamente le quote.
Tra questi non esiste uno che sia migliore di un altro ma ognuno di essi ti può aiutare nel trovare un accordo con i soci.
E se ti sei chiesto/a perché, riferendoci alle “parti” della startup, abbiamo utilizzato sempre la parola “quota”, ora rispondiamo anche a questo tuo dubbio.
Cosa si significa quota di una startup?
Con il termine quota di una startup si indica il valore nominale espresso in euro corrispondente alla percentuale del capitale sociale detenuta da ogni startupper.
Le startup infatti sono delle società di capitali e la loro titolarità viene espressa in quote societarie.
Parlare quindi di azioni di una startup risulta errato in quanto essa non è quotata nei mercati azionari.
D’altra parte però, nel momento in cui una startup viene quotata sui mercati azionari finisce la sua fase di startup e non può più essere considerata tale.
Le partecipazioni di ogni founder di una startup quindi vengono indicate come quote.
Passiamo ora a vedere come tutelarsi nella suddivisione di esse.
Come tutelarsi nella divisione in quote di una startup?
Nella suddivisione delle quote societarie della tua startup è fondamentale tutelare la tua leadership decisionale.
Nel farlo potresti decidere di redigere un accordo preliminare con i tuoi soci.
L’accordo preliminare, chiamato anche term sheet o letter of intent (LOI), è una lettera di intenti in cui non solo si stabiliscono le condizioni per le collaborazioni con terze parti, come venture capitalist o investitori, ma si può anche delineare la ripartizione delle quote dei soci nel caso decidano di tirarsi fuori.
In questo modo puoi cercare di mantenere la maggioranza delle quote e quindi preservare il potere decisionale.
Ci sono anche startup che decidono di condividere parte delle quote societarie con i propri dipendenti.
Ma conviene davvero farlo?
Conviene dare parte delle quote di una startup ai dipendenti?
Molte startup decidono di dare parte delle quote a dei membri del proprio team.
Questa attività, se fatta correttamente, farà in modo che i tuoi dipendenti siano più motivati a lavorare per il successo dell’azienda.
Infatti il team della startup è una risorsa fondamentale per un’azienda innovativa, condividere parte delle quote può contribuire a mantenere i talenti presenti al suo interno.
Una ricerca condotta da Susa Ventures ha studiato quale percentuale di quote societarie tendono a dare le startup ai propri dipendenti.
I dati risultanti dalla ricerca affermano che:
- Nelle aziende composte da 1 a 10 persone le aziende conferiscono tra lo 0,5% e il 2% di quote ai dipendenti;
- Le aziende composte da 11 a 50 persone conferiscono tra lo 0.1% e l’1% di quote ai dipendenti;
- Le aziende composte da 51 a 200 persone conferiscono tra lo 0.01% e lo 0.2% di quote ai dipendenti.
Tuttavia questi dati rappresentano la media, quindi sarai libero di dare quote più grandi o più piccole di queste ai tuoi dipendenti.
Vediamo infine gli errori da evitare nella suddivisione delle quote di una startup.
Errori da evitare quando si suddividono le quote di una startup
Oltre a seguire i consigli sopra, abbiamo ancora un paio di suggerimenti per suddividere le quote della tua startup.
In particolare ecco cosa evitare:
- Evita un’assegnazione “alla pari” quando il contributo sulla startup è differente;
- Evita una suddivisione troppo disparitaria, in particolare se il contributo di ciascun founder è simile;
- Non dare parte delle quote ai dipendenti, ricorda che gli investitori tengono conto anche del team, il fatto che nessun dipendente abbia percentuali di quote societarie potrebbe far pensare che siano poco validi e far perdere fiducia nella startup;
- Evita di premiare troppo chi ha avuto l’idea, soprattutto se dopo non si impegna per trasformarla in business.
A questo punto dovresti sapere tutto sulla suddivisione in quote della tua startup, quindi non ti resta che applicare uno dei metodi che abbiamo visto.
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Grazie per l’attenzione.
A presto.
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