Exit Strategy: cos’è, esempi e tipologie

Exit Strategy

La Exit Strategy è ciò a cui ambiscono tutti gli startupper in quanto è il momento in cui tutto il loro impegno (assieme agli investimenti) finalmente viene ripagato.

In questo articolo approfondiamo tutti gli aspetti correlati a questo particolare e delicato momento e soprattutto ti spieghiamo come arrivarci preparato.

Iniziamo?

 

Cos’è la Exit Strategy e cosa significa?

Partiamo dalla definizione di Exit Strategy.

Letteralmente significa “Strategia di Uscita” e già questo ci aiuta molto a comprenderne il significato.

Ciò, in un certo senso, è inteso come uscire dalla startup che si ha avviato e lanciato (anche se vedremo che ci sono tanti se e tanti ma).

E questo avviene quando l’imprenditore vende la propria società ad un’altra azienda guadagnando sulle quote in suo possesso.

Allo stesso tempo ciò garantirà agli investitori di guadagnare sulle loro quote acquistate precedentemente.

Solitamente la Exit viene considerata il fine ultimo di una startup, proprio perché corrisponde alla riscossione degli investimenti fatti.

Ma attenzione, la startup poi non muore.

Semplicemente passa ad una fase successiva della sua vita.

Ma per capire meglio vediamo qualche esempio.

 

Esempi di Exit Strategy

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Runtastic

Nel 2015 Runtastic, la celebre applicazione per sportivi con cui tracciare e analizzare l’attività fisica, contava oltre 140 milioni di download e oltre 70 milioni di utenti registrati.

In quell’anno Adidas, azienda tedesca manifatturiera di attrezzatura sportiva, decide di acquistare tutta la quota di maggioranza del fondatore (il 50.1%) per un totale di 220 milioni di €.

Ne diventa così proprietaria e la integra all’interno delle proprie applicazioni.

 

Trivago

Trivago è un altro esempio di Exit Strategy finita bene.

Nel 2012 era una delle startup travel più influenti del settore con oltre 600.000 hotel e 140 siti con cui generava comparazioni per tutti i suoi utenti.

Expedia, il rivale americano di Trivago, vide una minaccia che trasformò in opportunità.

Il 61% delle quote di Trivago sono state così acquisite da Expedia per un valore di 477 milioni di €.

 

Teamviewer

Forse meno famosa delle prime due ma Teamviewer è stato un diffusissimo SaaS (Software as a Service, una tipologia di modello di business) che permetteva a chiunque di controllare un altro computer a distanza.

Vista la sua influenza, nel maggio del 2014 la sua quota di maggioranza è stata acquisita da Permira, una equity firm privata, per un valore di 830 milioni di €.

Ora dovrebbe essere più chiaro cosa sia una Exit Strategy.

Tuttavia sono bastati questi tre esempi per vedere che non tutte le Exit sono uguali.

 

Le Tipologie di Exit Strategy

exit strategy

E sì, perché esistono diverse tipologie di Exit Strategy e le differenze riguardano il come avviene l’”uscita”.

Possiamo individuare cinque tipologie di Exit:

  • Acquisizione;
  • Fusione ed acquisizione (M&A);
  • Mercato azionario (IPO, Initial Public Offering);
  • Acqui-hires;
  • Mantenimento della proprietà.

Vediamole tutte nel dettaglio.

 

Acquisizione

Questa è l’Exit Strategy per eccellenza.

Avviene quando la startup viene venduta ad un’altra società che la può controllare in quanto stakeholder di maggioranza.

L’obiettivo dell’azienda che compra può essere quello di:

  • acquisire il know-how della startup;
  • assumere il controllo su un prodotto/servizio innovativo;
  • eliminare dal mercato un potenziale competitor.

È possibile comunque che le persone interne alla startup rimangano a lavorarci, semplicemente con una proprietà diversa.

 

Fusione ed acquisizione (M&A, Mergers & Acquisitions)

Una seconda Exit Strategy è denominata Fusione e Acquisizione, in inglese M&A (Mergers & Acquisitions).

Com’è intuibile dal nome in questo caso più che una vera e propria acquisizione, avviene una fusione tra due società.

Ciò avviene quando l’obiettivo primario dell’azienda che acquisisce è quello di assumere il controllo sul prodotto e sul know-how dell’azienda e non tanto “sbarazzarsene”.

Questo perché l’azienda fusa può comunque continuare ad operare.

Un esempio lo è Whatsapp con Facebook. L’app di messaggistica è di proprietà del social media più famoso ma continua ad operare come prima.

 

Mercato azionario (IPO, Initial Public Offering)

Questa Exit Strategy non è una acquisizione in quanto non c’è nessuna azienda che prende il controllo di un’altra.

Piuttosto è la startup che finalmente è maturata abbastanza da entrare nel mercato azionario e vendere le proprie azioni.

Succede per tantissime aziende (Tesla ne è un esempio) ed è la strada da preferire quando ci si rende conto che il business può continuare a vivere basandosi sui capitali investiti dagli azionisti.

 

Acqui-hires

Acqui-hires è la combinazione di due parole, acquisition (acquisizione) e hires (assunzione).

Dovrebbe perciò essere chiaro anche il suo scopo.

Piuttosto che acquisire la startup per il prodotto o la sua share di mercato, l’azienda che acquista è piuttosto interessata al team e alle competenze di quest’ultimo.

È una tecnica molto in voga tra le Big americane come Google, Facebook o Twitter che acquistano aziende soprattutto per le competenze e le capacità che il Team possiede, utilizzandole per scopi ed obiettivi propri.

Inevitabilmente poi la startup cesserà le sue attività in quanto secondarie.

 

Mantenimento della proprietà

Concludiamo poi con l’ultima Exit Strategy che a dire il vero ha poco a che fare con una “uscita”.

I fondatori della startup possono anche scegliere di mantenere il totale controllo della propria azienda.

Non è una scelta comune in quanto viene a meno la retribuzione degli investitori, cosa che invece è preferibile.

Rimane comunque un opzione qualora non ci siano aziende interessate a fare un’offerta di acquisto.

Ma come si decide quale Exit Strategy preferire?

 

Come pianificare una Exit Strategy? Alcuni consigli

startup exit

Innanzitutto è bene sapere che non si può pianificare con certezza una Exit Strategy.

È un avvenimento che dipende da tantissimi fattori, interni ed esterni, che influenzano la sua riuscita.

In ogni caso è importante porsi degli obiettivi, soprattutto per guidare la startup verso una destinazione.

Il primo consiglio è quindi quello di analizzare i competitor.

In passato, aziende come la tua o comunque che operano nello stesso settore, come hanno concluso il loro ciclo di vita? In breve, come hanno fatto Exit?

Ma non solo, questi competitor potrebbero essere spaventati dal tuo inserimento nel mercato? Potrebbero quindi essere interessati ad acquisirti per evitare inutili rischi?

Questo è il punto di partenza.

Successivamente dovresti anche scegliere quale scenario preferiresti.

Vuoi rimanere sempre in totale controllo della tua startup oppure non vedi l’ora di venderla per pensare al tuo prossimo progetto?

E infine, cosa può essere più appetibile agli investitori interessati a finanziare la tua startup?

Rispondi a tutte queste domande e ipotizza diversi scenari di Exit Strategy.

L’importante è tenerne traccia e anzi, includerli all’interno del tuo Business Plan e Pitch Deck.

Gli investitori vogliono sapere cosa succederà ai loro soldi e metterli a conoscenza della tua Exit Strategy è cosa buona e giusta.

Ma oltre a questo, perché è importante la Exit Strategy?

 

Perché la Exit Strategy è Importante?

La Exit Strategy è importante perché, come detto sopra, imposta la rotta che come startupper dovrai seguire.

Avviare una startup non è semplice.

Farlo richiede tanta dedizione e attenzione ed è per questo che la pianificazione è così importante.

Ma non solo, psicologicamente la Exit pone una conclusione ad un percorso che coinvolge testa e corpo di chi ci lavora.

Ed è proprio la concentrazione che non può mancare in nessun imprenditore.

Noi possiamo aiutarti a mantenerla alta e supportarti nella trasformazione di un’idea in un Business in 12 settimane.

Lo facciamo tramite il nostro incubatore online, lo Startup Builder, che permette a chiunque abbia un’idea di validarla e lanciare la propria azienda.

Nel frattempo ti auguriamo in bocca al lupo e… buona exit!

A presto.

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