Mentor di una startup: cosa fa e perché la tua startup dovrebbe averne uno?
Un mentor per startup è colui che che aiuta un founder nell’avvio della sua impresa e nella gestione della stessa. Si tratta di una figura con una maggiore conoscenza ed esperienza che può offrire consigli e supporto quando le cose si fanno difficili e che potenzialmente giocherà un ruolo vitale nel futuro della startup.
In questo articolo scoprirai cosa fa un mentor per startup e perché la tua startup dovrebbe averne uno.
Scoprilo subito!
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Che cos’è un mentor di una startup?
Nell’Odissea Mentore è colui al quale vengono affidate le sorti di Telemaco durante l’assenza di Ulisse, partito da Itaca in direzione della città di Troia. Oggigiorno il termine mentore è rimasto nella nostra lingua con il significato di educatore, consigliere fidato, guida e punto di riferimento.
Potremmo quindi definire così uno mentor di una startup:
“Il mentor è colui che consiglia, che corregge la rotta, che spinge all’azione e che motiva l’imprenditore o lo startupper“.
Lo fa anche quando il traguardo sembra troppo lontano e le responsabilità troppo pesanti.
Le startup hanno bisogno di un mentor?
La domanda sorge spontanea: alle nostre startup serve davvero una figura che le affianchi, le guidi, le consigli e le spinga all’azione? Senza ombra di dubbio la risposta è si.
E perché mai? Volendo scomodare una canzone di qualche anno fa direi perché “è un mondo difficile e una vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”. 9 Startup su 10 sono destinate al fallimento e quelle che rimangono devono coniugare snellezza d’azione, agilità nel business ma solidità delle grandi imprese.
Il mentor di una startup ha quindi il compito di supportare la startup durante tutto il suo ciclo di vita creando quelle condizioni che portino ad una diminuzione del rischio di fallimento mettendo a disposizione degli startupper la propria esperienza, la propria rete di contatti, la propria conoscenza.
Che cosa fa il mentor di una startup?
Inizierei con il dire che cosa non fa: il mentor non si sostituisce all’imprenditore.
Questo è uno degli aspetti fondamentali (e a parer mio più difficili) di questo ruolo. E’ un mantra da tenere sempre in considerazione ed è una dei dogmi che, personalmente, mi sono stati inculcati durante il percorso formativo per diventare mentor messo a punto da Polihub in partnership con il MIP.
Il Mentor di una startup non sostituisce l’imprenditore neanche quando le cose si mettono male e la fine sembra vicina, ma:
- cerca di creare tutte le condizioni utili per fargli continuare il suo lungo e tortuoso viaggio;
- supporta gli startupper cercando di capire se l’idea ha una possibilità di diventare impresa;
- aiuta gli startupper a porsi le giuste domande offrendo un approccio metodologico basato sui concetti della lean startup;
- mette a disposizione delle startup la propria esperienza corporate e di business (nonché la propria rete di contatti).
Insomma, lo startup mentor guida le startup nella ricerca, definizione, affinamento ed esecuzione di un modello di business replicabile e scalabile.
In tutto questo il mentor ha due grandi vantaggi rispetto allo startupper:
- Non “è innamorato” dell’idea di business che lo startupper propone. Sembra banale ma è un aspetto chiave che permette al mentor di valutare l’idea, il mercato e l’execution con oggettività, cercando di capire se sono necessari Pivot, se è necessario rivedere il modello di business o se, aimè, è meglio “staccare la spina”.
- Ha un’esperienza di business, una conoscenza del mercato e del mondo delle startup (condizioni necessarie ma non sufficienti) maggiore di quelle dello startupper.
Caratteristiche di un buon mentor per startup
Fare il mentor di una startup richiede delle capacità e delle conoscenze che non si possono improvvisare. Come dicevamo sopra l’esperienza di business, la conoscenza del mercato e del mondo startup sono condizioni necessarie ma non sufficienti per svolgere bene questo ruolo.
Aver fondato (con successo o meno) una startup, avere esperienza in qualità di manager in imprese consolidate, aver già seguito startup nel loro viaggio per diventare grandi sono aspetti fondamentali alla base della credibilità di un mentor. Ma oltre a tutto questo serve anche mettere in campo una buona capacità di analisi e valutazione, una buona conoscenza dei trend tecnologici emergenti ed un’approfondita conoscenza degli strumenti di business.
Esperienza e attitudine personale sono, quindi, aspetti fondamentali ai quali aggiungerei però un ultimo ingrediente: una formazione teorica specifica.
Per esperienza personale posso dire che un percorso formativo specifico per diventare startup mentor va a creare, consolidare e completare una “cassetta degli attrezzi” che al mentor non può e non deve mancare, fornendo tutti quegli strumenti di business fondamentali e specifici al mondo delle startup.
Come scegliere un mentor per startup?
Quanto sto per dire sembra un concentrato di banalità. Un mix di cose così ovvie che troppo spesso vengono dimenticate: non tutti i mentor sono “giusti” per la tua startup. Cosa vuol dire? Vuol dire che l’alchimia tra mentor e startupper è fondamentale. Startup e mentor devono scegliersi, “innamorarsi” e voler iniziare un percorso insieme. Se manca l’alchimia non si lavorerà al meglio, rischiando attriti ed incomprensioni inutili.
Le regole del gioco devono essere: rispetto, fiducia reciproca, chiarezza dei ruoli (il mentor non si sostituisce all’imprenditore e non è nemmeno un consulente dello startupper. E’ una guida che offre un approccio metodologico senza fare l’errore di volersi porre quale leader di una struttura che per funzionare non può basarsi su un concetto di leadership diffusa alla Brian Robertson per intenderci).
Riassumerei questo con una sola parola: reciprocità.
Il Mentor della startup non si presenta come gerarchicamente superiore allo startupper, deve mantenere una guida discreta, non imperativa e volta al consiglio, al sostegno. Una sana attività di mentoring si basa su un “dare-avere” reciproco che porta un beneficio sia al mentor che alla startup.
Conclusioni
Le esperienze, le statistiche, i casi concreti dimostrano che i mentor portano valore alle startup aiutandole, grazie ad un supporto attivo e ad una continua analisi partecipativa a concretizzare le idee innovative condividendo conoscenze ed esperienze all’interno di un ambiente di scambio e reciprocità.
Lasciandoci con una frase di Reid Hoffman: “Fare startup è come lanciarsi in un burrone e costruire un aereo mentre si cade”. Se davvero così è, forse, vale la pena cercare degli alleati!
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Mi avvicino al mondo delle startup come startupper mancato, ed in seguito come mentor, cercando di trasferire la mia esperienza lavorativa, la mia forma mentis ingegneristica (contaminata da un MBA, da corsi in ambito business, dal percorso executive per diventare mentor offerto da Polihub ecc…) e la mia consapevolezza di non sapere (che fortunatamente fa rima con una costante voglia di imparare) alle startup.