Performance marketing: definizione, vantaggi e come farlo [Guida]

Performance marketing copertina

Il performance marketing è la strategia più efficace per raggiungere gli obiettivi di startup e aziende.

In questo articolo, vedremo una definizione di performance marketing, i suoi vantaggi e come valutare i risultati ottenuti.

Partiamo!

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Cos’è il performance marketing? Definizione

Il performance marketing è un approccio di marketing che mira a misurare e ottimizzare le performance delle campagne pubblicitarie in base agli obiettivi prestabiliti, come l’aumento delle vendite o la raccolta di lead.

In pratica, si paga solo quando si verifica un’azione specifica, come un clic su un annuncio, una registrazione o un acquisto.

Quindi, si tratta di un approccio che consente di ottenere risultati concreti, misurabili e trasparenti.

Inoltre, presenta altri vantaggi, tra cui:

  • Investimento protetto: permette di investire solo a fronte di un risultato concreto;
  • Controllo maggiore: è sempre possibile per il cliente monitorare i risultati, analizzarli e modificare in corsa o ampliare la campagna;
  • Costo trasparente: si può sapere con precisione il costo di ogni attività di performance marketing prima di effettuarla;
  • Multicanale: consente di sfruttare vari canali online, come social media marketing, email marketing e campagne Facebook Ads e Google Ads.

Tuttavia, per riuscire a sfruttare al meglio questi vantaggi, bisogna saper scegliere gli obiettivi giusti da perseguire.

In particolare, ci sono 5 principali obiettivi di performance marketing:

  • notorietà (brand awareness): utilizzato per far conoscere il proprio brand, come parte di una brand strategy completa;
  • raccolta contatti: si tratta di ottenere persone interessate al proprio brand, per inviare comunicazioni successive di email marketing e convertirli in futuro in clienti;
  • vendita: l’obiettivo più collegato all’aumento di fatturato;
  • download app: l’obiettivo più adatto per aumentare il numero di volte in cui la propria app viene scaricata;
  • interazione: per pagine instagram agli inizi o campagne in cui l’obiettivo è far visualizzare il più possibile i propri contenuti.

La scelta dell’obiettivo dipende da vari fattori:

  • tipo di business: ad esempio, per un e-commerce è meglio un obiettivo vendita;
  • maturità del business: ad esempio, una startup che sta cercando di validare la sua idea, potrebbe utilizzare una campagna di raccolta contatti per iniziare a ottenere un buon numero di persone interessate;
  • obiettivi aziendali: se l’azienda ha appena lanciato un’app per smartphone, probabilmente l’obiettivo migliore sarà il download app.

Una volta scelto l’obiettivo più adatto per la campagna, si può passare allo stadio successivo.

È tempo di decidere quale tipologia di performance marketing è più utile ai tuoi scopi.

Ma quali sono le tipologie esistenti?

Scopriamole subito.

Tipi di performance marketing

Chi fa performance marketing, sa bene che ne esistono due principali tipologie: outbound e inbound.

In base all’obiettivo della campagna, è possibile sceglierne uno dei due, o entrambi.

Tuttavia, prima di prendere una decisione, bisogna conoscere al meglio la differenza tra outbound e inbound performance marketing.

Vediamola ora.

Outbound performance marketing

L’Outbound performance marketing si basa sulla ricerca della “domanda latente” del proprio target, ossia su un’idea di ciò che il pubblico potrebbe desiderare ma non sa di volere.

Mettiamo che la tua passione siano i viaggi low-cost e che tu stia cercando su Google una meta economica per il tuo prossimo viaggio.

Il giorno dopo su Instagram ti appare una pubblicità di uno zaino multitasche molto comodo, da portare come bagaglio a mano gratis nelle compagnie low-cost.

Questa è la “domanda latente”: non avevi davvero bisogno di uno zaino, ma potrebbe servirti e, per questo, probabilmente lo comprerai.

Ma come si fa nella pratica outbound performance marketing?

Si possono sfruttare diversi canali:

  • Facebook Ads, che va a colpire i bisogni latenti del target su piattaforme come Instagram e Facebook;
  • Linkedin Ads, se si ha un pubblico più adulto che usa molto Linkedin;
  • TikTok Ads, quando il proprio target è molto giovane e utilizza quotidianamente TikTok.

Passiamo ora all’altra faccia della medaglia: l’inbound performance marketing.

Inbound performance marketing

A differenza dell’outbound, l’Inbound performance marketing risponde alle esigenze reali ed esplicite del pubblico.

Ecco perché si parla di “domanda esplicita”.

Infatti, questo tipo di performance marketing ti consente di intercettare le persone che cercano già prodotti o servizi simili ai tuoi, grazie all’utilizzo di Google Ads.

Ovviamente una tipologia non esclude necessariamente l’altra.

Se la tua azienda è più strutturata e hai abbastanza budget, la strategia migliore di solito è puntare sia all’outbound che all’inbound.

A questo punto, puoi realizzare una campagna di performance marketing, ma sai già come valutare i risultati ottenuti?

Ecco un metodo strutturato per riuscirci.

Come misurare i risultati del performance marketing? I KPI

Durante e dopo la campagna di performance marketing, è bene tenere sempre monitorati i risultati ottenuti.

Come farlo?

A questo scopo, si utilizzano i KPI.

I KPI (Key Performance Indicators) sono degli indicatori utili per misurare l’efficacia delle campagne di performance marketing.

In generale, i principali KPI da monitorare sono:

  • CTR (Click Through Rate): la percentuale di utenti che cliccano sull’annuncio rispetto al numero totale di impression;
  • CR (Conversion Rate): la percentuale di utenti che compiono l’azione specifica rispetto al numero totale di click sull’annuncio;
  • CPC (Cost per Click): si paga ogni volta che un utente clicca sull’annuncio. È più utile nelle campagne orientate alle conversioni;
  • CPA (Cost per Action): il pagamento avviene nel momento in cui un utente compie un’azione specifica, come una registrazione o un acquisto o visualizzazione pagina;
  • CPM (Cost per Mille): si paga per ogni mille impression dell’annuncio. Va scelto questo obiettivo nelle campagne orientate all’Awareness;
  • CPL (Cost per Lead): il pagamento avviene quando un utente fornisce le proprie informazioni di contatto, come l’email o il numero di telefono. Quindi, è più utile nelle campagne orientate alla raccolta contatti;
  • Tempo medio di permanenza sul sito (o Tasso di coinvolgimento): per valutare l’interesse degli utenti nei confronti del sito;
  • Churn rate (tasso di abbandono dei clienti): la percentuale di clienti che smette di utilizzare un prodotto/servizio in un determinato periodo di tempo.

Invece, per gli e-commerce ci sono altri due KPI specifici:

  • Add to cart: il numero di volte in cui un prodotto viene aggiunto al carrello;
  • Tasso di abbandono del carrello: quante volte un utente è uscito dal carrello, dopo aver aggiunto dei prodotti.

Come già visto, i KPI vanno scelti in base all’obiettivo della campagna e al tipo di business. in modo da concentrarsi solo sui dati più rilevanti.

Poi, una volta scelti i KPI, si arriva alla fase di misurazione vera e propria di dati.

Ecco come svolgerla.

Quali strumenti utilizzare per monitorare i KPI?

Per misurare i risultati di una campagna di performance marketing, bisogna monitorare costantemente i KPI selezionati.

A questo scopo, ci sono diversi strumenti di analisi dati che possono aiutarti:

Grazie a questi strumenti, è possibile valutare l’efficacia della strategia in atto e apportare eventuali modifiche per ottimizzarla.

Nello specifico, dovrai confrontare l’obiettivo con il risultato ottenuto.

Così capirai se la campagna sta andando bene oppure se bisogna agire in qualche modo: aumentando il budget, migliorando le creatività (immagini e video), ecc.

Nota bene: gli strumenti citati sono validissimi per analizzare il traffico ma non sono precisi nelle attribuzioni delle vendite. Quindi, per conteggiare le conversioni ottenute durante la campagna, è meglio usare un ad server indipendente oppure la piattaforma del network di affiliazione (come quella di Tradedoubler).

Detto questo, ora puoi partire finalmente con la tua campagna di performance marketing.

A meno che tu non voglia alcuni consigli in più per ottimizzare al massimo la tua strategia.

Vediamoli ora.

3 consigli per fare performance marketing

Per avere successo nel performance marketing, è necessario seguire alcune best practice che possono fare la differenza:

  • concentrati su ciò che puoi controllare: se i costi di advertising sono molto alti, punta a migliorare le creatività (immagini e video). Perché, se le creatività piacciono al tuo pubblico, i clic aumenteranno (in termini tecnici, il CTR) e così si abbasserà il costo di ogni clic (CPC);
  • Punta molto sui video: i video in questo momento sono il formato che performa meglio, quindi cerca di produrne il più possibile valutando metriche specifiche come la Percentuale di visualizzazione video e il ThruPlay;
  • Ottimizza la pagina destinazione: se il CTR (Click Through Rate) è alto, ma il CR (Conversion Rate) è basso, il problema potrebbe essere nel sito a cui rimanda la pubblicità. Se il sito è lento, i copy non sono buoni, ecc., la gente abbandonerà il sito e non diventerà tua cliente.

Ecco, questo è tutto ciò che ti serve sapere per iniziare a fare performance marketing per la tua azienda o startup.

Ovviamente, nel tempo potresti imparare tante altre metriche o best practice per ottimizzare le tue campagne.

Oppure potresti decidere di affidarti a un’agenzia di performance marketing come Tradedoubler per gestire le campagne al posto tuo.

Tradedoubler è un’agenzia internazionale che ha già collaborato con aziende come IKEA, ClubMed e Lufthansa.

Siamo giunti alla fine dell’articolo.

A presto.

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